La LUCE nella MITOLOGIA

  Helios


« Zeus padre, signore dell’Ida, grande e glorioso,Sole che tutti vedi e tutto ascolti,fiumi e terra, e voi che sotto terrapunite da morti coloro che giurano il falso,               siate testimoni, e custodite i patti. »                           

                                                                                                           Omero, Iliade, III, 276-280.

Nell’Iliade troviamo il più antico riferimento al dio Helios, per i  Greci il dio dell’Astro solare,  che è  trasportato su un carro guidato da Apollo che sfreccia nel cielo, portando la Luce nel suo viaggio cosmico, da oriente ad occidente così da permettere il compimento de giorni che vengono  rischiarati con la sua Luce. Apollo chiamato dagli stessi Greci “Febo”, ovvero splendente, lucente, raggiante, radioso,  era il fratello gemello di Artemide, la Luna, e nacque dall'amore di Zeus e Latona . Spesso fu identificato con Helios, da Euripide in poi, mentre i poeti più antichi facevano una netta distinzione tra i due: Apollo era il dio della salute, della poesia e del canto ed Helios era una divinità solare.  Helios, in particolare,  come dio dell’Astro solare era considerato  fonte di vita e di luce di cui gli esseri umani non potevano fare a meno; contemporaneamente era però percepita come una divinità lontana dalla Terra, anche se la sua azione condizionava fortemente la vita degli  stessi uomini  perché allontanava  le tenebre che spesso associate all’idea del male. Tale condizione, ovvero quella di un dio che sconfiggeva il male e faceva trionfare il bene e la Luce, era talmente centrale per gli antichi,   che ben presto  determinò la nascita di nuovi culti, come quello del Deus Sol Invictus, legato alle feste che  celebravano la “nascita del Sole” molto diffuse in Grecia e poi  anche nel mondo latino.



Elio, dio della luce e del calore – Tanogabo.it





























Efesto

“ ..Verrò dimani al raggio mattutino,e recherotti io stessa una forbita
bella armatura di Vulcan lavoro…”
“…Io salgo a ritrovar l’inclito fabbro
Vulcano, e il pregherò che luminose
armi stupende al figlio mio conceda…”
                                                                    vv. 181-183 e vv. 189-191 libro XVIII Iliade


Sempre nell’Iliade è presente Vulcano, Efesto, identificato in  Vulcano dai Romani,  divinità del fuoco, delle fucine e della metallurgia che, grazie alla sua azione e al suo lavoro nel ventre dell’Etna, faceva in modo che  la Luce divenisse un  elemento quotidiano, usuale, familiare. La Luce emessa si mostrava sia come elemento positivo, perché collegata all’idea della vita, sia come segno di paura, di terrore,  perché si  credeva che i Ciclopi, aiutanti del dio, con i colpi inferti sulle incudini  generassero i rumori che fuoriuscivano dalle bocche del  vulcano stesso. Quindi, la Luce, centrale nell’opera di Efesto/ Vulcano, è l’elemento che dà vita ma che allo stesso tempo distrugge e intimorisce.  Il potere della Luce era tale che gli antichi ritenevano  opera del dio anche  i magnifici oggetti che ornavano gli dèi, le armi splendenti che nei miti accompagnavano e difendevano gli eroi, uno tra tutti Achille, al quale il dio fabbrica le nuove armi dopo la morte di Patroclo.I Greci  sono stati inoltre uno dei popoli  che ha determinato la nascita di una sorta di “metafisica della Luce”;  sono partiti dalla Luce come fenomeno naturale per indagare i suoi molteplici aspetti: la Luce come dispensatrice di vita e salute, che  vince il  male e le tenebre e che, quando è assente,  genera il buio in grado di  sconvolgere l’ esistenza degli uomini.  


Efesto - Wikipedia

I Greci  sono stati inoltre uno dei popoli  che ha determinato la nascita di una sorta di “metafisica della Luce”;  sono partiti dalla Luce come fenomeno naturale per indagare i suoi molteplici aspetti: la Luce come dispensatrice di vita e salute, che  vince il  male e le tenebre e che, quando è assente,  genera il buio in grado di  sconvolgere l’ esistenza degli uomini.  L’indagine sulla Luce contempla quindi anche il suo lato negativo ed oscuro tale da provocare timore e riverenza nei suoi confronti. Inoltre,  la Luce si presta a molteplici interpretazioni simboliche, perché si pone come elemento in continuo movimento e trasformazione e perciò è collegabile con tutta la dinamica esistenziale dell’uomo greco  che crea ed interpreta i  miti per indagare la realtà, per cercare e dare  risposte e che, con la filosofia,  ha cercato di collegare  lo sviluppo del pensiero e del sapere con la concretezza delle azioni.  


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